sabato 17 dicembre 2011

Ruskin, Morris e L' Arts & Crafts Movement


Il testo di Storia dell’Arte adottato dalla nostra scuola, al paragrafo 28.2 “I presupposti dell’Art Noveau – la “Arts and Crafts Exhibition Society” di William Morris” non cita John Ruskin (1819 – 1900) di cui scrive circa cento pagine prima al paragrafo 25.8 trattando di restauro architettonico.
Ad onor del vero, ancora prima che in Ruskin le radici delle idee dell’ “Arts and Crafts Movement” si possono ritrovare nelle considerazioni di Augustus Welby Northmore Pugin (1812 – 1852) architetto e designer inglese sull'enfatizzazione del gotico e ancor di più in quello che chiamerei la sua “etica” dell’architettura che anticipa “The Seven Lamps of Architecture “ 1849  -  in it. “Le sette lampade dell'architettura” Jaca Book 1982, di Ruskin.
… La sua (di John Ruskin) teoria generale, per la quale l'uomo e la sua arte devono essere profondamente radicati nella natura e nell'etica, fa di lui uno dei fondatori dell'Arts and Crafts Movement, sul quale Ruskin, attraverso William Morris, ebbe una grande influenza. Lungo questa linea fu anche uno dei precursori dell'Art Nouveau.
John Ruskin è noto per la sua posizione molto particolare nei confronti del restauro architettonico. La sua concezione di restauro, definito "restauro romantico", ritiene immorale l'intervento di restauro, comunemente praticato nella sua epoca, inteso come sostituzione della copia all'originale. Egli sostiene dunque la necessità innanzitutto di conservare l'esistente, ammettendo quegli interventi di comune manutenzione (sostituzione di un coppo ammalorato; sostituzione di una singola pietra), ma anche di puntellatura, utili a prolungare il più possibile la vita dell'architettura antica, alla quale va riconosciuto anche il diritto, quando sarà giunto il momento, di morire. L'attribuzione a Ruskin di posizioni intransigenti a favore del rovinismo¹ romantico sarà dovuta alla successiva critica del restauro che, identificando da un lato in Ruskin l'estremista della conservazione e dall'altra, in Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc, il fautore della ricostruzione ex novo del monumento da restaurare, definirà una "terza via", quella del “restauro all'italiana"²  come la più equilibrata ed efficace a dare soluzione ai problemi del restauro. Nell'affermazione di questo modello interpretativo, un contributo fondamentale in Italia verrà prima da Camillo Boito, poi da Gustavo Giovannoni. …
                                        

Secondo Ruskin, che considera il Gotico come puro fatto decorativo e che ritiene l'arte rinascimentale non naturale perché intrisa di scienza, quindi non istintiva, i monumenti devono essere rispettati quasi religiosamente. Essi non devono essere toccati ne manomessi. Ogni forma di intervento conservativo o di restauro non è che una menzogna perché qualunque sia il modo in cui viene attuata, sempre trasforma il monumento in un qualcosa di diverso, pertanto lo distrugge, lo fa morire. Occorre, allora, lasciare ogni fabbrica degna di rilievo così com'è, aspettando che il tempo, consumatore di tutte le cose, la faccia perire di morte naturale.  C'è in questo una sorta di fatalismo, un'attesa della morte e della dissoluzione: senza dubbio un atteggiamento pienamente romantico.
Da: G. Cricco e F. P. Di Teodoro – Itinerario nell’arte ed. Zanichelli (il nostro testo)

Il nostro testo di Storia dell’Arte se da un lato riconosce in Ruskin “la sua passione per l’arte e la profonda considerazione che provava per essa” celebrandole addirittura con la frase che è riportata in apertura del vol. 3 (versione maior) dall’altro sembra proprio attribuire a Ruskin le “posizioni intransigenti … dovute alla successiva critica del restauro” a cui si riferisce il brano riportato sopra estratto da it.wikipedia.
Se pur indubbio è il “romanticismo” di Ruskin non riconosco in lui quel “fatalismo, un’attesa della morte e della dissoluzione” del monumento,  né mi sembra corretto semplificare che per Ruskin i monumenti “non devono essere toccati né manomessi” se “egli sostiene la necessità innanzitutto di conservare l'esistente, ammettendo quegli interventi di comune manutenzione (sostituzione di un coppo ammalorato; sostituzione di una singola pietra), ma anche di puntellatura, utili a prolungare il più possibile la vita dell'architettura antica”. Semmai come è chiaramente espresso nel brano selezionato da it.wikipedia la sua concezione di restauro, definito "restauro romantico" ritiene immorale l'intervento di restauro, comunemente praticato nella sua epoca, inteso come sostituzione della copia all'originale. Egli sostiene dunque la necessità innanzitutto di conservare l'esistente … no di lasciarlo morire!



… Il confronto tra la meditazione estetica, che in lui aveva sempre avuto una forte componente etica e umanistica, e il capitalismo selvaggio che secondo lui caratterizzava l'Inghilterra vittoriana (money-making mob -una plebe che fa soldi-, era la definizione di Ruskin dei suoi compatrioti), spostarono i suoi interessi verso idee di socialismo utopico in chiave cristiana.Già nel grande capitolo centrale delle Pietre di Venezia (forse la sua opera maggiore) Sulla natura del Gotico, aveva accusato la disumanizzazione del lavoro industriale, nella quale l'operaio è ridotto ad un mero attrezzo animato (this degradation of the operative into a machine), contrapponendo ad essa il carattere corale della produzione artistica ed architettonica gotica, nella quale l'operaio ha un ampio margine di creatività, consentito dall'irregolarità dell'opera complessiva. In queste pagine Ruskin si avvicinava alle posizioni di critica della disumanizzazione del lavoro e della separazione di lavoro manuale e lavoro intellettuale che, anticipate in alcune (troppo trascurate) pagine di Adam Smith (La ricchezza delle nazioni, libro V, cap. 1), ritornano in molta della grande letteratura del primo socialismo, soprattutto nelle celebri considerazioni del giovane Marx sul lavoro alienato (Manoscritti economico-filosofici del 1844).Negli anni successivi i suoi interessi per i problemi del lavoro e della povertà si accentuarono, fino all'aperta polemica contro l'ideologia liberista contenuta nelle conferenze tenute a Manchester (la roccaforte del capitalismo britannico!) nel 1857, e poi sviluppate in una serie di saggi per il "Cornhill Magazine" confluiti in Unto this Last (Fino all'ultimo, 1862), quello che considerò il proprio libro più importante e che, quarant'anni più tardi, verrà particolarmente apprezzato da Gandhi per l'attacco in esso rivolto all'individualismo capitalistico, al quale Ruskin contrapponeva, alla maniera di Saint-Simon, l'ideale di una società organica in cui le classi fossero tra loro coordinate, senza egemonie, dallo Stato. …
Da: http://it.wikipedia.org/wiki/John_Ruskin

Proprio questa polemica contro l’ideologia liberista e l’attacco all’individualismo capitalistico ripreso da Gandhi fanno di Ruskin (come del resto di Gandhi) un “new global” ante litteram. (Sul termine “new global” consiglio  di consultare il link http://www.simonescuola.it/globalizzazione/noglobal.htm.

Se possiamo considerare John Ruskin il principale ideologo dell’Arts and Crafts Movement, è William Morris (1834 – 1896) il suo principale portavoce. Fu proprio Ruskin a scoprire, nella sua attività di critico d'arte, i Preraffaelliti e tra questi  William Morris.



Morris e sua figlia May furono tra i primi socialisti inglesi e lavorarono con Karl Marx e Friedrich Engels per far attecchire il movimento in Inghilterra. Nel 1883 Morris entrò a far parte della Social Democratic Federation e, nel 1884 fondò la Socialist League.
Da: http://it.wikipedia.org/wiki/William_Morris

Il punto di avvio dell’impegno politico di William Morris è rappresentato dalla constatazione del declino delle arti popolari e della degradazione del lavoro comune che caratterizzano la civiltà moderna. Muovendo dagli insegnamenti di Carlyle e Ruskin, Morris intraprende un’intensa attività, volta al rinnovamento della società ed al riscatto del lavoro attraverso le arti, che dapprima si rivolge ai circoli radicali e che successivamente approda al socialismo. La “conversione” al socialismo, non cancellerà le preoccupazioni estetiche dell’autore, che costituiscono il presupposto di quel disegno di educazione delle aspirazioni delle classi lavoratrici, al quale Morris si dedicherà, attraverso le proprie opere, fino alla fine della propria vita.
Da: http://paduaresearch.cab.unipd.it/2059/

Così, come per Ruskin, anche per Morris e quindi per l’Arts and Crafts Movement dalla riflessione estetica che disprezza i pessimi prodotti (per la bassa qualità dei materiali, per le forme e per l' ecclettico miscuglio confuso di stili) distribuiti dalla produzione industriale, nasce la critica all’industrializzazione, con la conseguente vicinanza al socialismo, e la considerazione dell'artigianato come espressione del lavoro dell'uomo e dei suoi bisogni, ma soprattutto come valore durevole nel tempo.
Morris condivide con Ruskin, i principi fondamentali dell'analisi sulla degenerazione dei gusti, ed entrambi lo imputano al forte condizionamento subìto dal consumatore, dall'artista e dal produttore, causato dalla struttura socio-economica.




L’Arts and Crafts Movement propose una reazione alla produzione industriale che investì in particolare le arti cosiddette minori ma anche l’architettura. Nonostante Morris non divenne mai un architetto professionista, il suo interesse nell'architettura fu profondo e persistente. Nel 1877 fondò l'associazione per la protezione degli antichi edifici (Society for the Protection of Ancient Buildings - S.p.a.b.) e la sua attività nel campo della conservazione e del restauro portarono, seppur indirettamente, alla fondazione del National Trust³. In questo suo interesse trovò naturalmente un alleato in John Ruskin. La Red House (Casa Rossa) di Upton, nel Kent, dai lui arredata ma realizzata dall'amico architetto Philip Webb nel 1859 è considerata da molti, per la semplicità domestica dei volumi, con l'abbandono dei canoni classici, la prima opera anticipatrice ed avente i caratteri dell'architettura Moderna.


NOTE
¹ Rovinismo  -  Il rovinismo è stata una corrente artistica sviluppatasi tra Settecento e Ottocento soprattutto in Germania, Francia e Inghilterra. Esso veniva manifestato attraverso la rappresentazione delle rovine, dello sfascio e della caducità. Presente come tendenza artistica già nei secoli precedenti, ebbe tra i suoi esponenti di maggior rilievo Thomas Gainsborough, Jean-Baptiste Camille Corot, Caspar David Friedrich. In Italia ebbe larga diffusione soprattutto grazie all'opera di Giovanni Battista Piranesi.
Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Rovinismo
² Restauro all'italiana  - … Verso la fine dell'Ottocento in Italia nascono due nuovi modi di intendere il restauro architettonico:
  1. Restauro storico, che afferma la necessità che le integrazioni all'opera debbano essere fondate su documenti storici (Luca Beltrami, Torre del Castello Sforzesco di Milano).
  1. Restauro filologico che ha come caposcuola Camillo Boito (1836-1914): riprende il concetto di riconoscibilità dell'intervento; prevede il rispetto per le aggiunte aventi valore artistico, che nel corso del tempo sono state apportate al manufatto; tutela i segni del tempo (pàtina). …

… La prima metà del Novecento è dominata dalla figura di Gustavo Giovannoni (1873 -1947) (Seguace di Camillo Boito) promotore di una sistematizzazione della teoria del restauro che va sotto il nome di Restauro scientifico. Giovannoni ritiene infatti necessaria la compartecipazione al progetto di restauro, sotto la direzione ed il coordinamento dell'architetto, di alcuni specialisti (chimici, geologi, ecc.) in grado di apportare utili contributi alla conoscenza del manufatto e delle tecniche di intervento.
Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Restauro
³ National Trust - Associazione britannica, senza scopo di lucro, fondata nel 1895 per tutelare e preservare dall’industrializzazione alcuni edifici e parti del territorio nazionale. Questa associazione è oggi il primo proprietario terriero britannico e conta più di due milioni di soci e collabora con l’ English Heritage, prima conosciuto come Historic Building and Monuments Commission for England (fino al 1999) che è un organismo pubblico inglese incaricato della gestione del patrimonio culturale dell'Inghilterra.