lunedì 22 novembre 2010

La Scuola Grande dei Carmini


Gianbattista Tiepolo: "Madonna del Carmelo
che consegna lo scapolare al beato Simone Stock"
L'edificio fu fatto erigere nel 1594 dalla Confraternita dei Carmini, fondata a devozione della Vergine del Carmelo; la Scuola Grande di Santa Maria del Carmelo (più popolarmente "Scuola Grande dei Carmini") è l'ultima delle otto "Scuole Grandi" esisten­ti in Venezia alla caduta della Repubblica, sia con riferimento alla data di fondazione che a quella di riconoscimento del titolo di  “Grande”. Infatti al nucleo antico costituito dalle prime sei Scuole Grandi, l'ultima ad essere riconosciuta «scola magna» dal Consiglio dei Dieci fu la Scuola dei Carmini nel 1767.     
La facciata (1668-1670) è stata attribuita a Baldassarre Longhena e all'interno si conservano tele di Giambattista Tiepolo (Venezia, 1696 – Madrid, 1770), che tra il 1739 e il 1749 decorò il soffitto della Sala del Capitolo, diviso in nove comparti: al centro la maestosa tela: "Madonna del Carmelo che consegna lo scapolare al beato Simone Stock", ai quattro angoli le Allegorie delle virtù e gli Angeli in volo.

G.B.Tiepolo: Pazienza Innocenza e Castità.






G.B.Tiepolo: Fede Speranza e Carità.


 




 

G.B.Tiepolo: Prudenza Sincerità e Temperanza.

  
G.B.Tiepolo: Fortezza e Giustizia.



La Saletta dell'Archivio è rivestita di massicci dossali, il soffitto contiene tele del pittore tiepolesco Giustino Menescardi. Importante il dipinto di Giovanni Battista Piazzetta Giuditta e Oloferne.

venerdì 12 novembre 2010

Jean-Léon Gérôme (1824-1904) - Il mito di Pigmalione e Galatea



Pigmalione (dal greco pygmaios, nano), re di Cipro, secondo Arnobio (Adversus nationes, VI, 22), si sarebbe innamorato di una statua della dea Afrodite.
Arnobio, scrittore convertitosi al cristianesimo alla fine del III secolo, nel riprendere il mito di Pigmalione mira semplicemente a polemizzare con la mitologia pagana e a ridicolizzare il culto degli idoli. Tuttavia il precedente racconto di Ovidio (Le metamorfosi, X, 243), ha un significato più complesso: Pigmalione, re di Cipro, era anche uno scultore e aveva modellato una statua femminile, nuda e d’avorio, che egli stesso aveva chiamato Galatea (dal greco gala, galaktos, latte), della quale si era innamorato considerandola, come tutti gli innamorati, il proprio ideale femminile, superiore a qualunque donna, anche in carne e ossa, tanto da dormire accanto ad essa sperando che un giorno si animasse.
A questo scopo, nel periodo delle feste rituali in onore di Afrodite, Pigmalione si recò al tempio della dea, pregandola di concedergli per sposa l’essere creato dalle sue mani, rendendola una creatura umana: la dea acconsentì. Egli stesso vide la statua animarsi lentamente, respirare e aprire gli occhi.
Pigmalione e Galatea si sposarono ed ebbero un figlio di nome Pafo, che fu poi nome di una città di Cipro, famosa per un tempio dedicato alla dea dell’amore e altro nome della stessa Afrodite.
Ovidio descrisse così, secondo il tema del suo scritto, la metamorfosi di un essere inanimato, ma alla base del mito non vi è, come credeva Arnobio, la banale adorazione di un idolo, ma la dedizione dell’artista al prodotto della sua arte che si spinge fino alla immedesimazione e al congiungimento con esso, ottenuto attraverso la ricerca di Afrodite, cioè della bellezza e dell’amore.

martedì 9 novembre 2010

La Palazzina di Caccia di Stupinigi




[Piccola sintesi della Palazzina di Stupinigi in previsione delle Olimpiadi. Buona lettura!]

La Palazzina di caccia di Stupinigi è un'opera di Filippo Juvarra ed è situata nella località di Stupinigi (comune di Nichelino), alla periferia sud-occidentale di Torino.

Fu costruita nel 1731 sotto
il regno di Carlo Emanuele III ma la costruzione venne ampliata durante i regni di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III con il contributo di altri architetti, tra i quali Prunotto, Bo e Alfieri.
Nel 1740 furono aggiunte altre due ali, ospitanti le scuderie e le rimesse agricole.
Dal 1919 la palazzina di Stupinigi ospita il Museo di arte e ammobiliamento, riunendo al suo interno molti mobili provenienti dalle residenze sabaude.
La palazzina ospita periodicamente mostre d'arte di livello internazionale.

Struttura

La pianta è a quattro bracci a croce di Sant’Andrea.
Bellissimo il giardino e affascinante il lungo viale che conduce alla palazzina, arrivando da Torino, fiancheggiato da cascine e scuderie.
Il nucleo centrale è costituito da un grande salone centrale a pianta ovale e a doppia altezza da cui partono quattro bracci più bassi: in essi sono situati gli appartamenti reali e quelli per gli ospiti.
Inoltre il salone è dotato di balconate ad andamento "concavo-convesso", sormontato dalla statua del "Cervo", opera di Francesco Ladatte.
L'interno è in Rococò italiano, costituito da materiali preziosi come lacche, porcellane, stucchi dorati e specchi.
Nel complesso sono presenti 137 camere e 17 gallerie, inoltre la costruzione si protende anteriormente racchiudendo un vasto cortile ottagonale, su cui si affacciano gli edifici di servizio.

Il Salone

Il salone, cuore della palazzina, presenta un grande affresco sulla volta, raffigurante il Trionfo di Diana, la dea della caccia.
Inoltre vi sono trentasei ventole in legno con teste di cervo che danno sfoggio di sé sulle pareti della sala e gli intarsi in legno dorato della balaustra.
Da segnalare, ancora, i quattro busti in marmo che sovrastano altrettanti ingressi al salone.

Anticamera della Regina

L' Anticamera della Regina è una delle quattro sale che si affacciano sul salone centrale della palazzina e venne affrescata tra il 1733 e il 1734 dal pittore Giovanni Battista Crosato.
In questa anticamera si trovano quattro tele ovali raffiguranti principesse di casa Savoia.

Anticamera del Re

L' Anticamera del Re venne affidata, come del resto altre ale della palazzina, alla supervisione di Giovanni Tommaso Prunotto.
La mobilia presente è in stile Luigi XV e Luigi XVI; di particolare pregio i sovraporte e le decorazioni su di esse, con tele di Pietro Domenico Olivero.

Sala degli Scudieri

Anch'essa, come le precedenti anticamere descritte, collegata al salone principale della palazzina, la Sala degli Scudieri fu uno dei primi ambienti della struttura ad essere affrescata, nel 1733.
In questa sala sono presenti scene di caccia nelle residenze sabaude.

Anticappella

Cappella dedicata a Sant'Uberto o, meglio appunto, anticappella, in relazione al vero e proprio spazio religioso realizzato dietro la parete maggiore.

Sala del Bonzanigo

La Sala di Bonzanigo è divenuta celebre per lo stipo (armadio di piccole dimensioni usato per custodire valori e carteggi importanti che in questo caso fungeva da libreria e scrivania) realizzato appunto dal Bonzanigo.
A staccare dal barocco delle decorazioni è la mobilia, in stile classicista, tra cui spicca la specchiera che incastona un ritratto ovale raffigurante Giuseppe Placido di Savoia, conte di Moriana.

Galleria dei ritratti

Ciò che oggi viene denominato come "galleria dei ritratti", un tempo era la sala adibita a scuderia.
Ai lati sono disposti cinquantaquattro tele raffiguranti membri della casa regnante.

Il giardino e il parco

Il complesso è inserito all'interno di un vastissimo giardino geometrico con un continuo succedersi di aiuole e viali: il parco circostante, delimitato da un muro di cinta ed intersecato da lunghi viali, fu progettato dal giardiniere francese Michael Benard nel 1740.
Nel 1992 è stato istituito il Parco naturale di Stupinigi, che si estende per quasi 1.700 ettari ed ha una discreta varietà faunistica.

Curiosità

  • Gli esterni della Palazzina di caccia di Stupinigi hanno ospitato tutte le puntate della 27ª edizione di Giochi senza frontiere
  • La palazzina ha ospitato le riprese di alcune scene delle fiction Mediaset "Elisa di Rivombrosa".
  • Nell'Ottocento la palazzina ospitò per diversi anni un elefante indiano maschio.L'elefante Fritz divenne famoso, ma dopo qualche anno impazzì e incominciò a distruggere ciò che lo circondava (i segni sono ancora visibili sulle parti in legno).L'elefante venne abbattuto e donato al museo zoologico dell'università di Torino.Attualmente è in mostra presso il Museo regionale di scienze naturali di Torino.

giovedì 4 novembre 2010

Psichedelia


Cosa è la psichedelia?
Psichedelico significa al di sopra dell'identità.
Uno stato mentale caratterizzato da una intensificazione della percezione sensoriale
talvolta accompagnata da distorsione della realtà, allucinazioni, intensa sensazione di felicità o al contrario di disperazione.

Uno degli asrtisti psichedelici che adoro è Elzo Burt.

Vi propongo alcuni suoi lavori

sabato 30 ottobre 2010

Giuseppe Piermarini

Il 1770 fu un anno di grande svolta per Milano. L’arciduca Ferdinando, uno dei più giovani figli maschi di Maria Teresa, doveva sposare con grande solennità Maria Beatrice d’Este e stabilirsi a Milano come nuovo governatore, quasi viceré di un rinnovato ducato che sommava assieme i ducati di Milano e di Mantova sotto la nuova denominazione di Lombardia austriaca.L’architetto Piermarini, nominato architetto di Stato, si mise subito al lavoro per costruire una dimora adeguata agli illustri sposi, comprendente secondo l’uso del tempo una residenza in città ed una villa in campagna. Per quanto riguarda la villa si arrivò presto a definire la nuova sede di Monza e lo stradone di Loreto che collegava direttamente Porta Orientale con il rondò di Monza e la villa. Sulla residenza in città ci furono invece dei tentennamenti iniziali. Il vecchio palazzo dei governatori (attuale Palazzo Reale) era vecchio, malandato e troppo soffocato dall’edilizia circostante. Non aveva alcuna possibilità di allargarsi su un giardino e persino pochissimo spazio per le scuderie.

Primo progetto di Palazzo Reale del PiermariniLa prima idea del Piermarini per ovviare a questi inconvenienti si concretizzò in un progetto che vide il nuovo palazzo occupare i terreni situati tra la Cavalchina (via Manin), i Bastioni e la strada Isara (via Palestro), terreni di proprietà dei Dugnani, che li affittavano come orti e frutteti a contadini residenti in una cascina che si affacciava sulla strada Isara. Non sappiamo perché questo progetto venne scartato. Probabilmente perché c’era sproporzione tra l’ampiezza del giardino e l’angustia dell’edificio destinato a residenza oppure perché Maria Teresa riteneva troppo dispendiosa l’idea di due nuove costruzioni. Comunque sia, si ripiegò subito per una ristrutturazione del vecchio palazzo accanto al Duomo e la zona di Porta Orientale rimase ancora per qualche anno nelle misere condizioni che l’avevano sempre caratterizzata.

Milano
Boschetti
Giardini pubblici di Porta Venezia
Monte di Pietà
Palazzo Belgiojoso
Palazzo Greppi
Palazzo Reale
Piazza Fontana - Arcivescovado
Piazza Fontana - fontana di piazza
Teatro alla Scala


Boschetti Giardini pubblici di Porta Venezia
Monte di Pietà
Palazzo Belgiojoso
Palazzo Greppi
Palazzo Reale
Piazza Fontana - Arcivescovado
Piazza Fontana - fontana di piazza
Teatro alla Scala

Cassano d'Adda
Villa Borromeo

Monza
Villa Reale

lunedì 25 ottobre 2010

Jean Auguste Dominique Ingres: "Il bagno turco"

Considerato che l'Itinerario nell'Arte della Zanichelli si è dimenticato di presentare quest'opera e visto che Il bagno turco rappresenta uno dei dipinti fondamentali nella produzione di Ingres, mi attivo per colmare la lacuna.

Si ricordi che l'esibizione del nudo femminile non era poi così scontata nel XIX secolo. Per evitare critiche o censure, gli artisti ricorrevano ad artifizi come il richiamo ai miti pagani (v. la "Paolina Borghese" del Canova, ritratta "come Venere vincitrice") o l'ambientazione esotica, come in questo caso. Il concetto che si veicolava si reggeva su un razzismo nemmeno troppo velato: ciò che sarebbe potuto apparire sconveniente per una dama dell'800 francese, poteva risultare naturale per le donne di paesi "arretrati".

giovedì 21 ottobre 2010

Appunti di Neoclassicismo

Con il termine “neoclassicismo” si usa indicare il periodo compreso, approssimativamente, fra la metà del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, nel corso del quale si è convinti di poter raggiungere “un nuovo classicismo”, operando il recupero, in età moderna, della civiltà antica.
Il neoclassicismo trova giustificazione storica nel razionalismo illuminista che, nell’opposizione agli eccessi, alle stravaganze, alle complicazioni prospettiche del barocco, cerca quella chiarezza, quella oggettività che sembra di poter riconoscere solo nella cultura classica.
Già prima che abbia inizio la teorizzazione classica abbiamo riscontrato la tendenza a schiarire i colori, ad evitare i contrasti chiaroscurali, a dare forma geometrica alle strutture: alcuni edifici della prima metà del Settecento mostrano caratteristiche indubbiamente classiche giungendo all’imitazione palese dell’antico.

Il vero e indiscusso teorico neoclassico è il tedesco Johann Joachim Winckelmann (Stendal, Germania, 1717- Trieste, 1768): egli ritiene che l’opera d’arte sia espressione del bello ideale, raggiungibile non imitando la natura, ma emendandola dai suoi difetti, o meglio, scegliendo da essa le parti più belle e fondendole insieme.
E’ questa una vecchia teoria che risale ai romani e che, dal rinascimento in poi, è stata costantemente ripresa: è appena il caso di ricordare che parole analoghe sono state usate da Leon Battista Alberti e da Raffaello. La differenza tra Winckelmann e i suoi predecessori sta solo nel maggior rigore con cui la teoria è accettata e rielaborata da lui. Quelli cercano il bello ideale senza staccarsi dai problemi dell’età in cui vivono, senza rinunciare al linguaggio contemporaneo, il Winckelmann invece, ritenendo (forse con ragione) che soltanto i greci abbiano raggiunto il bello ideale, assume l’opera greca come modello da imitare. Il ragionamento è astorico, pretendendo che il bello ideale dei greci sia non espressione di un particolare momento storico unico e irripetibile, come, in maniera assai diversa, quello di Raffaello o di altri, ma eterno e valido per ogni periodo, anche per quello contemporaneo a lui.
Perciò il neoclassicismo è una corrente culturale ben definita e molto diversa da quel classicismo che, ora più palese ora più nascosto, è presente in tutto il corso della storia dell’arte europea, soprattutto italiana, anche quando, come nel medioevo, sembra scomparso.
L’opera d’arte, come visualizzazione del bello ideale, dovrà superare, secondo il Winckelmann, l’agitarsi delle passioni umane, il movimento, il dramma.
Le teorie di Winckelmann, che dalla Germania si trasferisce a Roma, ebbero un gran seguito: giungevano nel momento giusto per interpretare una tendenza culturale, comune a tutta l’epoca, di reazione non soltanto al barocco ma anche a ciò che di capriccioso vi era nel rococò, ritrovando la misura classica, con un fervore di studi sull’antico cui avevano dato nuovo entusiasmo le recenti clamorose scoperte archeologiche di Ercolano (1719) e di Pompei (1748): le due città romane, scomparse repentinamente in seguito alla tragica eruzione del Vesuvio del 79 d.C., offrivano, soprattutto la seconda, per la maggior facilità di scavo, una straordinaria abbondanza di oggetti antichi che divennero modello indiscusso di imitazione, dando luogo a quello che fu definito “stile pompeiano”.
Al Winckelmann si affiancano altri teorici. Il pittore tedesco Anton Raphael Mengs (Boemia, 1728- Roma, 1779), suo amico e ammiratore, aggiunge, accanto all’imitazione dei greci, quella di Raffaello e del Correggio. In pittura, infatti, non essendo sopravvissuti capolavori dell’antichità, se non in poche copie artigianali, sembrava infatti che soltanto questi artisti potessero costituire i modelli assoluti, essendo riusciti a ritrovare la grazia e l’equilibrio ellenici.

Fin qui abbiamo esaminato il neoclassicismo come un movimento culturale che persegue un fine estetico: il bello ideale. Sarebbe però limitativo considerarlo solo da questo punto di vista, perché il fine estetico non può essere disgiunto dall’ideale etico di un’epoca che è conseguenza sia delle teorie illuministe, sia della situazione storica.
Abbiamo già rilevato come, durante tutto il Settecento, il razionalismo illuminista conduca alla graduale presa di coscienza collettiva della libertà naturale dell’uomo: se tutti gli uomini sono dotati di ragione, e se la ragione permette di “capire”, di “far luce” su tutto ciò che si è voluto lasciare in ombra per favorire la sottomissione, ne consegue che “tutti gli uomini nascono e vivono liberi e uguali nei diritti”, come sancisce  solennemente la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, approvata dall’Assemblea Nazionale francese pochi giorni dopo l’inizio della Rivoluzione. Per il raggiungimento della libertà, per la salvaguardia della dignità, occorre combatterere, e se la massa non è ancora in grado di farlo, dovrà esserci qualcuno, anche uno solo, che assuma su se stesso l’onere, conducendo fino in fondo la battaglia. Nasce nuovamente il mito dell’eroe, l’uomo leggendario che, da solo, salva l’umanità. Questo eroe, che non è possibile riconoscere accanto a noi nella piattezza meschina della realtà quotidiana, appare, agli occhi degli intellettuali dell’epoca, essere esistito nell’antichità.
Quanto più ci si avvicina alla Rivoluzione francese, ossia all’azione liberatoria dalla tirannia, tanto più si vedrà il modello eroico nella leggenda della Roma repubblicana. Quando poi Napoleone, con l’impeto delle sue campagne militari, travolgerà le monarchie europee, sembrerà di vedere in lui l’uomo destinato a portare ovunque le idee e le conquiste della Rivoluzione, stabilendo una seconda fase del neoclassicismo, una fase imperiale, quasi una reincarnazione di Giulio Cesare. Per questo molti intellettuali hanno creduto in Napoleone; per questo molti altri sono rimasti delusi dalla sua successiva conquista del potere assoluto.

Ideale estetico e ideale etico sono dunque i due poli entro i quali si muove il neoclassicismo, talora con risultati artistici di grande valore, soprattutto nel campo della poesia e della musica, talaltra invece con retorica e freddezza, soprattutto nel campo delle arti visive, perché, come è utopico e astorico rifugiarsi nel mondo antico credendo di trovarvi quei modelli di vita che non vediamo intorno a noi e ai quali aspiriamo, così è utopico e astorico pretendere di raggiungere la grandezza dell’arte classica imitandola.
Comunque, riprendendo la distinzione del neoclassicismo in due fasi, quella prerivoluzionaria e rivoluzionaria da un lato, e quella imperiale dall’altro, corrispondenti rispettivamente agli ultimi decenni del Settecento e ai primi dell’Ottocento, occorre sottolineare che, almeno nelle arti visive, la fredda imitazione dell’antico, l’esteriorità, sono caratteristiche, più che del primo, del secondo momento, il cosiddetto “stile impero”.
Questo tipo di classicismo, del resto, è particolarmente gradito a tutte le dittature (e perciò anche a quella napoleonica) perché sembra loro il simbolo di quell’ordine, di quell’obbedienza alle norme, di quella grandezza che esse sostengono di portare ai popoli soggetti; non a caso, poco più di un secolo dopo, lo stesso Hitler terrà alcuni dei suoi discorsi dai Propilei di una monumentale piazza neoclassica di Monaco di Baviera.

Roma, capitale dell’antico impero romano, è la capitale del neoclassicismo. Ma le teorie neoclassiche sono comuni a tutto il mondo occidentale, cosicché non vi è sostanziale distinzione fra l’indirizzo artistico delle varie nazioni; inoltre, guida spirituale è ormai diventata la Francia, o meglio Parigi ( e lo sarà almeno per tutto l’800 e per i primi anni del ‘900) perché gli straordinari eventi politici che essa ha vissuto (Rivoluzione e impero) l’hanno proiettata nell’avvenire e ne hanno fatto il principale polo d’attrazione.

giovedì 14 ottobre 2010

Pittoresco e sublime

Concetti teorizzati in Inghilterra tra Settecento e primo Ottocento a partire dalla pittura di paesaggio.

Pittoresco
Rappresentazione della natura secondo i criteri:
   sudden variety (varietà): di vegetazione e architetture
   roughness (irregolarità): presenza delle rovine
   intricacy (intrico, complicazione)

- Nasce così il "giardino inglese" come ricreazione artificiale del paesaggio pittoresco
- Il paesaggio pittoresco induce così a sensazioni ed emozioni: la natura è sorgente del sentimento.

Alcuni esempi:
John CONSTABLE: http://www.ibiblio.org/wm/paint/auth/constable/
Joseph TURNER: http://www.ibiblio.org/wm/paint/auth/turner/


Sublime
Sentimento di piacere, attrazione e timore dinanzi alla contemplazione della natura o di opere d'arte al di sopra delle umane proporzioni.
Grandiosità, terrificante, tragico, mostruoso, infinito.

- bello: piacere estetico
- sublime: dolore estetico


"Tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in certo senso terribile, o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore, è una causa del sublime; ossia è ciò che produce la più forte emozione che l'animo sia capace di sentire"
Alcuni esempi:
Johann Heinrich Füssli: http://spazioinwind.libero.it/shanna/arte2.htm
Caspar David Friedrich: http://www.viaggio-in-germania.de/caspar-david-friedrich1.html
Francisco Goya: http://www.ibiblio.org/wm/paint/auth/goya/



sabato 9 ottobre 2010

La scultura italiana nel periodo neoclassico

"La scultura è per sua natura la forma artistica in cui più facilmente si evidenziano i risultati positivi e negativi del gusto neoclassico. Tra i portati negativi c'è il sostituirsi dello studio del modello vivente con la copia dei gessi tratti dalle statue antiche, troppo spesso di qualità scadente. È questo il momento più debole dell'evolversi dello stile, nel quale il­lustri artigiani non creano ma traducono in freddi e levigati marmi bianchi il canone classico. Oltre che nella statuaria monumen­tale, nella ritrattistica l'espressione individua­le diventa « tipo », così come le vesti contem­poranee lasciano il campo a semplici drappeggi o alla completa nudità. La purezza sot­tile di linee e volumi di questa scultura, ten­dente a un'astrazione affine alla ricerca geo­metrica dell'architettura, non è esente da una certa freddezza e monotonia.
Si devono alla grande personalità di Antonio Canova (1757-1822) i più alti risultati del­la scultura neoclassica.
Il classicismo del Canova fu ben lontano dalla raziocinante frigidità del suo contemporaneo, il danese Bertel Thorwaldsen (1770 - 1844), anche lui attivo a Roma e rappresentante del classicismo più integrale."
 .....
Questo è solo un assaggio di quanto puoi trovare sul sito "La scultura italiana", il  cui link è: http://www.scultura-italiana.com/ (raggiungibile anche dal riquadro "IL PROF. CONSIGLIA..."). Puoi approfondire la conoscenza di Canova, Thorwaldsen ...e tanto altro ancora!

venerdì 1 ottobre 2010

Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610)

Sulla scia della lezione del 1° ottobre, aggiungo un appunto video sulla figura del grande pittore seicentesco.
La studentessa che commenta fuori campo pronuncia "Emmàus", anziché "Èmmaus", tuttavia ne apprezziamo la buona volontà. ;-))

mercoledì 29 settembre 2010

Bernini

Entriamo nel barocco romano. Due filmati su due capolavori del Bernini realizzati per il Cardinale Scipione Borghese che - occhio lungo! - aveva intravisto nel giovane artista il genio scultoreo e la novità di rappresentazione.
Le due sculture si trovano ancora oggi esposte nella Galleria Borghese per la quale furono realizzate.



Buona visione

domenica 26 settembre 2010

Reggia di Caserta

Come primo contributo alle nostre lezioni vi posto un filmatino che può fornirvi una valida introduzione al capolavoro di Vanvitelli.



potreste aggiungere qualcosa per approfondire meglio l'argomento?

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